lunedì 29 dicembre 2014

Palazzeschi, futurismo giocoso

Pierrot con flauto di Gino Severini



Il saltimbanco di Aldo Palazzeschi


Son forse un poeta? 
No, certo. 
Non scrive che una parola, ben strana, 
la penna dell’anima mia: 
« follìa ». 
Son dunque un pittore? 
Neanche. 
Non ha che un colore 
la tavolozza dell’anima mia: 
« malinconìa ». 
Un musico, allora? 
Nemmeno. 
Non c’è che una nota 
nella tastiera dell’anima mia: 
« nostalgìa ». 
Son dunque... che cosa? 
Io metto una lente 
davanti al mio cuore 
per farlo vedere alla gente. 
Chi sono? 
Il saltimbanco dell’anima mia.

mercoledì 24 dicembre 2014

Rimbaud, veggente e maledetto

Ofelia, John Everett Millais

Ofelia di Arthur Rimbaud

I

Sull'onda calma e nera dove dormono le stelle
La bianca Ofelia ondeggia come un grande giglio,
Ondeggia molto piano, stesa nei suoi lunghi veli…
- Si sentono dai boschi lontani grida di caccia.

Sono più di mille anni che la triste Ofelia
Passa, bianco fantasma, sul lungo fiume nero;
Sono più di mille anni che la sua dolce follia
Mormora una romanza alla brezza della sera.

Il vento le bacia il seno e distende a corolla
I suoi grandi veli, teneramente cullati dalle acque;
I salici fruscianti piangono sulla sua spalla,
Sulla sua grande fronte sognante s'inclinano i fuscelli.

Le ninfee sfiorate le sospirano attorno;
A volte lei risveglia, in un ontano che dorme,
Un nido da cui sfugge un piccolo fremer d'ali:
- Un canto misterioso scende dagli astri d'oro.

 II

O pallida Ofelia! bella come la neve!
Tu moristi bambina, rapita da un fiume!
- I venti piombati dai grandi monti di Norvegia
Ti avevano parlato dell'aspra libertà;

E un soffio, torcendoti la gran capigliatura,
Al tuo animo sognante portava strani fruscii;
Il tuo cuore ascoltava il canto della Natura
Nei gemiti dell'albero e nei sospiri della notte;

L'urlo dei mari folli, immenso rantolo,
Frantumava il tuo seno fanciullo, troppo dolce e umano;
E un mattino d'aprile, un bel cavaliere pallido,
Un povero pazzo, si sedette muto ai tuoi ginocchi.

Cielo! Amore! Libertà! Quale sogno, o povera Folle!
Ti scioglievi per lui come la neve al fuoco:
Le tue grandi visioni ti strozzavan le parole
- E il terribile Infinito sconvolse il tuo sguardo azzurro!

 III

- E il Poeta dice che ai raggi delle stelle
Vieni a cercare, la notte, i fiori che cogliesti,
E che ha visto sull'acqua, stesa nei suoi lunghi veli,
La bianca Ofelia come un gran giglio ondeggiare.